Sogni ad alta voce by Rodolfo Urbinati;

Sogni ad alta voce by Rodolfo Urbinati;

autore:Rodolfo Urbinati; [Urbinati, Rodolfo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica, Musica
ISBN: 9788862317122
editore: eDigita srl.
pubblicato: 2014-11-17T23:00:00+00:00


16. ONE

Berlino, dicembre 1990, in una delle stanze degli Hansa Studios, Bono e The Edge si sono chiusi da soli per parlare. The Edge: «Paul, non sopporto più Larry e la sua voglia di non cambiare». Bono: «Dave, rifletti, da parte sua è comprensibile, vuoi sostituirlo con delle batterie elettroniche ». The Edge: «Sì, ma dobbiamo cambiare, non possiamo riprensentarci con un Joshua Tree Parte Seconda, e poi cosa siamo venuti a fare qui a Berlino? C’è un’aria troppo cupa». Bono: «Non lo so, presto ce ne andiamo, ma non possiamo sciogliere il gruppo ora».

Nell’altra stanza Larry e Adam approfittano della solitudine. Larry: «Sono stufo, Edge mi sta emarginando, a questo punto non servo a nulla, posso anche andarmene, che faccia tutto lui!». Adam: «Ti capisco, anch’io mi sento messo in disparte, Bono e The Edge pensano di essere gli unici che mandano avanti le cose, forse è giunto il momento di dire basta».

Il clima che si respirava in quelle ultime settimane agli Hansa Studios di Berlino era quello che più di lontano si potesse desiderare per un gruppo. La miglior band del mondo dopo il successo di THE JOSHUA TREE e del successivo RATTLE AND HUM stava andando in frantumi. Erano settimane che la band prendeva la metro dalla Zoologischer Garten Bahnoff per arrivare a Postdamer Platz agli Hansa Studios e chiudersi in quell’ex stanza da ricevimento nazista per provare a produrre nuovi brani per il prossimo album, eppure non erano ancora giunti a niente di concreto.

La tensione crescente tra le due frange divise della band si tagliava con il coltello e per la prima volta le difficoltà non venivano dall’esterno ma dall’interno della band, la fine sembrava vicina. The Edge si chiuse in una stanza e sviluppò due diverse progressioni di chitarra separatamente, senza che però nessuna delle due portasse a un risultato soddisfacente.

Lanois propose al chitarrista di suonarle una dopo l’altra con la chitarra acustica. In quel momento Bono andò al microfono e cominciò a cantare su quella melodia. Dopo qualche minuto c’era lo scheletro del brano e addirittura un testo: era nata One, destinata a diventare la canzone più famosa degli U2, spesso riconosciuta come la miglior canzone della band.

Una di quelle due progressioni di chitarra diventò poi Mysterious Ways, l’ottava traccia di ACHTUNG BABY, l’altra appunto prese la piega che tutti oggi conosciamo come One e fu per gli U2 un’illuminazione oltre che una vera e propria liberazione. Da quel momento, infatti, la band riprese nuovamente confidenza, le tensioni si appianarono e il resto dei tecnici fu entusiasta del risultato. Brian Eno però ricevette i nastri delle prove e commentò il risultato di quella demo affermando: «C’è un solo pezzo che mi fa schifo ed è One».

Effettivamente, come ricorda Bono, il pezzo iniziale aveva bisogno di qualche ritocco, ed è quello che oggi effettivamente tutti conosciamo grazie anche all’intuizione di Flood, che si trovava in studio a Berlino in quei giorni: «Fu tutto molto rapido, Bono cantò subito il novanta percento della melodia e gran parte del testo.



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